lunedì, ottobre 16, 2006

Jean-Michel Basquiat show




La Triennale di Milano e Chrysler presentano la mostra ‘The Jean-Michel Basquiat Show’. La mostra più completa mai realizzata in Europa sul grande artista americano. La Triennale di Milano 20 settembre 2006 - 28 gennaio 2007. Dopo il grande successo ottenuto con ‘The Keith Haring Show’ e ‘The Andy Warhol Show’, La Triennale di Milano e Chrysler tornano a presentare una grande mostra di arte contemporanea. Quest’anno l’appuntamento si rinnova con ‘The Jean-Michel Basquiat Show’ (New York 1960-1988), dal 20 settembre 2006 al 28 gennaio 2007. A cura di Gianni Mercurio, ‘The Jean-Michel Basquiat Show’ si qualifica come una delle più vaste retrospettive sinora dedicate al grande artista americano, certamente la più importante mai realizzata in Europa; comprende circa ottanta dipinti e quaranta disegni. Una vasta documentazione fotografica e una sezione video, con molti materiali inediti, documenteranno il lavoro dell’artista e il contesto in cui è nata e si è sviluppata la sua arte: la New York degli anni Ottanta. Le opere selezionate provengono da prestigiose collezioni private americane ed europee e da numerosi musei e istituzioni pubbliche quali: Ludwig Forum di Aachen, Museu d’Art Contemporanei de Barcelona, Musée d’Art Contemporain Marseille, Museum der Moderne Kunst Salzburg, Israel Museum of Jerusalem, Museum of Contemporary Art di Los Angeles, Broad Art Foundation di Santa Monica. Protagonista emblematico della scena newyorchese degli anni ’80, Basquiat è uno degli artisti più popolari dei nostri tempi. Ancora oggi, a quasi venti anni dalla morte, avvenuta quando non era ancora ventottenne nell’agosto del 1988, i suoi lavori e il suo linguaggio continuano ad affascinare il pubblico di tutto il mondo. L’attività artistica di Basquiat prende forma nell’arco di una sola decade, dal 1978 al 1988. In questo breve periodo la sua febbrile attività lo ha portato a produrre una vasta mole di opere sempre caratterizzate da un segno che lo ha reso uno dei grandi testimoni della sua epoca. Le opere saranno esposte secondo un percorso che consentirà l’approfondimento di alcune delle tematiche care all’artista tra cui: l’uso ricorrente della parola sin dalla sua attività come graffitista ‘sui generis’, quando firmava SAMO i suoi aforismi e le sue brevi poesie sui muri di Downtown e per cui il suo lavoro è stato accostato dalla critica all’arte di Cy Twombly; il forte legame con il mondo della musica; le sue radici afroamericane; la costante ricerca di un’identità nei numerosi autoritratti che svelano fragilità e ambizioni, il desiderio di riconoscimento e la fama travolgente; la scena artistica degli anni ’80 e la profonda amicizia con Andy Warhol. L’allestimento delle opere consentirà ai visitatori della mostra di entrare a far parte di un mondo che oscilla tra infanzia e perdita dell’innocenza, di godere dello slancio vitale che anima il gesto e l’uso del colore, e di comprendere al tempo stesso l’orrore e la sofferenza contenuti nei segni, nelle parole e nelle forme che implodono provocando deflagrazioni e autodistruzione. Tutto ciò attraverso i materiali poveri che Basquiat utilizza fin dalle prime esperienze di street art e che inserisce nelle sue opere ispirandosi al polimaterismo di Dubuffet, stabilendo un legame profondo con il mondo della strada, un ponte tra quella vita da ‘refusè’ che lui, giovane nero di estrazione borghese, aveva deliberatamente cercato, e la nuova dimensione di agio e fama cui la sua arte e le leggi del mercato dell’arte lo hanno condotto. All’interno del percorso espositivo è previsto l’allestimento di una sezione fotografica con contributi di alcuni dei più famosi fotografi che hanno documentato la vita e il lavoro di Basquiat, tra cui: Tseng Kwong Chi, Edo Bertoglio, Maripol, Stephen Torton, Lizze Himmel e altri. Inoltre, per rendere partecipi i visitatori del background culturale che ha caratterizzato la creatività dell’artista, Chrysler ha prodotto anche quest’anno un filmato (ricordiamo ‘Keith Haring AllOver, un viaggio con Chrysler’ dello scorso anno, un viaggio alla scoperta dei murales e delle opere pubbliche di Haring in tutto il mondo). Questo sarà proiettato su grandi schermi nel salone centrale della mostra all’interno di una spettacolare ‘Chrysler Box’; il filmato racconterà le radici afroamericane e l’influenza che hanno esercitato su Basquiat i miti della ‘black culture’, dalla musica allo sport alle tematiche sociali, da Charlie Parker a Miles Davis, da Cassius Clay a Sugar Ray Robinson, da Malcom X a Martin Luther King. La Chrysler Box vivrà a Milano anche attraverso un’installazione itinerante nelle piazze della città durante il periodo della mostra. Evento speciale sarà la proiezione del film ‘Downtown ‘81’, prodotto da Maripol e diretto da Edo Bertoglio in cui Basquiat interpreta se stesso e di cui ha prodotto le musiche. Il film racconta la giornata di un artista underground newyorchese, documentando l’effervescenza culturale e creativa della New York degli anni ’80.


Matteo scrive:
... l'ho vista sabato pomeriggio (14 ottobre) e ve lo sconsiglio(stò parlando chiaramente del giorno della visita)...è pieno di gente, ma la mostra merita veramente d'essere vista,le opere esposte sono forse le migliori e i video che vengono proposti colgono a pieno il contesto sociale, culturale e creativo in cui si sviluppa la personalità di questo giovane artista. E' interessante notare come la sua carriera sia riuscita a svilupparsi in un clima avverso sia dal punto di vista familiare che sociale (mi riferisco ai vari torti subiti da citici "razzisti").Questo dimostra come sia possibile ottenere ciò a cui più si ambisce (nel caso di Basquiat, fama e successo) senza mai gettare la spugna e continuando a credere in sè stessi,un pò come dovremmo fare noi!
Noto tristemente che gli interventi in questo blog da parte vostra sono pochissimi...se avete problemi a scrivere ditemelo pure via mail, gradirei vedere qualche altro post che non sia mio o di Federica...

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