mercoledì, ottobre 18, 2006

Sana polemica

Premetto: Nasco per natura polemica.
Leggendo questi 13 punti mi è sorta una domanda…il Romanticismo è ancora di moda?
Ok ok…ragazzi siamo tutti nella stessa barca, tutti d’accordo che l’artista tocca corde diverse, che ha una sensibilità (intendo proprio Le sensibilità, in quanto sensi) più accentuata, e giù di lì. Certo si, l’arte è legata all’intimità di ogni artista in maniera primigenia. È la sua libertà di espressione. L’arte è la vita dell’artista, come l’aria direi.
Ma vi prego…non viviamo più nell’Ottocento. Fare l’ Artista è anche un lavoro. Io ci ho messo una vita ad accettarlo e ancora mi brucia, ma c’è un mercato dell’arte, ci sono artisti più o meno quotati, ci sono opere che aprono il mercato altre che lo limitano. Ci sono commissioni. Ci sono compromessi. Ci sono ordini e regole precise. Come in tutti i lavori.
Vi daranno dei limiti BEN precisi riguardo la vostra produzione. Avrete sempre dei paletti intorno a voi. Questo non significa per forza VENDERSI o NON RISPETTARE il proprio “genio”, significa capire che lo stereotipo dell’artista che aspetta l’illuminante ispirazione non può più esistere. Ed è solo ipocrisia pensare che l’arte non sia legata ai soldi. Lo è più di molte altre cose e se non lo fosse non esisterebbe neanche questo blog, lo iuav, i musei e via così.
CI SIAMO IN MEZZO!!!!è un mondo senza pietà ma ci siamo dentro. Cerchiamo un luogo per allestire i nostri lavori? Inevitabilmente entriamo nella catena economica dell’arte (capite…anche se non ci pagano!).cerchiamo di sponsorizzarci, uguale! Sogniamo che un giorno qualcuno paghi il biglietto d’entrata di una galleria per vedere le nostre creazioni, uguale! Parliamo con la Vettese perché ci aiuti, uguale! Non c’è scampo. La vecchia idea che l’arte sia la cosa più pura e lontana dalla sporca compravendita non ha più senso.
Poi questo gran ribadito concetto del genio………………..ho sempre pensato che fosse un’idea tanto fraintesa. Tre quarti degli artisti d’oggi ma non solo lavorano con una razionalità paurosa. Schematici, sfrontati, calcolatori. Che magari non producono neanche più un millesimo delle opere che portano il loro nome.
Ci sono OVVIAMENTE altri punti che invece mi trovano perfettamente d’accordo. Il tornare alle origini, alla politica delle differenze, secondo me è indispensabile. Inglobandoci uno con l’altro e uniformandoci stiamo un po’ perdendo la bellezza della diversità.
Insomma anche il punto 12…l’11...il 9…e altri, si sono importanti. Molto.

Non vorrei scatenare le ire di voi tutti…prendetelo per quello che è: un commento personale.
Sinceramente penso che i diversi modi di vederla possano tranquillamente convivere. Magari io sono più cinica e disillusa, ma posso (anzi devo) confrontarmi. E viceversa.
Mafalda

2 Commenti:

Blogger GruppoA_crew ha detto...

Sono d'accordo con Mafalda, questa è la verità; è una questione molto complessa e piena di punti da prendere in considerazione. Non ci dobbiamo dimenticare però che il mercato non ha niente a che vedere con l' opera, la sua anima, la sensibilita dell' artista racchiusa in essa, le emozioni provate per chi le guarda e prova a comprenderle, queste sono le cose che non hanno avuto non hanno e non avranno mai un prezzo!
Redz

8:35 PM

 
Blogger GruppoA_crew ha detto...

sono d'accordo pure io circa alcune tue impressioni sull'arte, anche se per quanto mi riguarda preferisco non viaggiare con la mente e mi piacerebbe rimanere con i piedi per terra, con in mano i miei disegni, e fino a quando non sarà ora preferisco non pensare ad un guadagno su quello che faccio. Peferisco agire nell'arte in maniera personale e soggettiva, senza pensare al poi.
forse la vera arte sta nel momento in cui creo e poi in realtà si esaurisce, ed è per questo che abbiamo sempre bisogno di creare qualcosa di nuovo e non di rimanere cristallizati alla nostra prima opera.
penso che l'artista non sarà mai pienamente soddisfatto e per questo continuèrà a creare.
e questo in qualche modo mi rincuora.
zago

4:02 PM

 

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